AIB (antincendio boschivo): i diversi tipi di vegetazione

 

Ogni anno, in Italia, si registrano migliaia di incendi boschivi. I Vigili del Fuoco, i volontari di Protezione Civile, i Carabinieri Forestali ed altre agenzie di servizi, come l’ARIF (Puglia), nella compilazione dei rapporti di intervento, indicano la tipologia di vegetazione interessata dal fuoco al fine di poter, poi, analizzare i dati, studiare gli effetti degli incendi sull’ecosistema ed attuare eventuali interventi di prevenzione e salvaguardia dell’ambiente e della biodiversità.

Nella tipologia “boschiva” rientrano gli incendi che hanno colpito i boschi, il pascolo, la macchia mediterranea, e anche canneto-vegetazione ripariale (in Puglia questa categoria di vegetazione si presenta in molti casi senza soluzione di continuità con la macchia mediterranea).

Altre tipologie di incendi riguardano: sterpaglia, alberature, colture agrarie incolti ed altro (combustibile non vegetale).
Di seguito cercheremo di spiegare, dunque, la differenza tra i vari tipi di vegetazione interessati dagli incendi boschivi.

Bosco

Foto di Vincenzo Galasso

Nel bosco ci sono piante caducifoglie come la quercia, la robinia, il pioppo, l’ippocastano, il noce e il castagno, che ogni anno in autunno perdono le foglie e in primavera le rimettono. Ci sono, però, anche delle piante chiamate sempreverdi come il pino, il cipresso, l’abete, l’edera, l’alloro e l’olivo.

Il bosco o selva è un’ampia superficie, con un’estensione minima di 2000 metri quadrati ed una larghezza media minima di 20 metri di terreno coperto da essenze sia arboree che arbustive. Quando il bosco supera certe dimensioni, specie in superficie, si parla più propriamente di foresta, al contrario invece, non possono essere considerati “boschi” tutti quei viali alberati ai bordi delle strade e le strisce frangivento, utilizzate soprattutto in campo agricolo.

La legge italiana definisce un bosco, differenziandolo da un’alberatura, da un frutteto o da simili piantagioni, nei seguenti termini: un bosco, per essere tale, deve avere un’estensione minima di 2.000 m², con altezza media degli alberi di almeno di 5 m, una percentuale di copertura del suolo di almeno il 20% nonché una larghezza minima di almeno 20 m.


Canneto/ripariale

Foto di Leonardo Cipriani

  • Con il termine canneto viene indicato un terreno, per lo più acquitrinoso o argilloso, occupato da graminacee a culmo legnoso. Tale habitat è composto da una vegetazione perfettamente adattata a un ambiente difficile come lo può essere un terreno permanentemente fangoso e asfittico.
  • Una zona ripariazona riparialefascia riparia o fascia ripariale è l’interfaccia tra la terra e un corso d’acqua che scorre in superficie. Le comunità vegetali lungo i bordi del fiume sono chiamate vegetazione riparia, caratterizzata da piante idrofile. Le zone ripariali rivestono un importante significato nella selvicoltura, nell’ecologia, nella gestione ambientale e nell’ingegneria civile a causa del loro ruolo nella conservazione del suolo, della loro biodiversità e dell’influenza che hanno sugli ecosistemi acquatici. Le zone ripariali esistono in molte forme, comprese la prateria, il terreno boscoso, la zona umida o perfino quella non vegetativa.

Macchia Mediterranea

Foto di Vincenzo Galasso

La macchia mediterranea è uno dei principali ecosistemi mediterranei. Si tratta di una formazione vegetale arbustiva costituita tipicamente da specie sclerofille, cioè con foglie persistenti poco ampie, coriacee e lucide, di altezza media variabile dai 50 cm ai 4 metri: spesso si tratta di formazioni derivanti dalla foresta mediterranea sempreverde.

La macchia mediterranea presenta una distribuzione prevalente nelle zone caldo-aride, caratterizzate da inverni miti e umidi ed estati calde ed aride, con scarse precipitazioni. Ad effetto di tali condizioni, specie fra gli arbusti, ed in generale, è diffuso il fenomeno della estivazione totale o parziale, cioè le piante concentrano la fase di maggiore vegetazione in inverno o in primavera, mentre sono in parziale o totale stasi vegetativa in estate.

La maggior parte delle zone di macchia mediterranea si sviluppa sui declivi con suolo poco profondo e soggetto a un rapido drenaggio, su cui le formazioni della macchia svolgono una funzione importantissima di difesa del suolo dalla erosione da parte degli agenti atmosferici, assicurando un’efficace regolamentazione idrogeologica.

Costituisce un esempio di microambiente, fornendo nutrimento e riparo a insetti, anfibi, rettili, uccelli e mammiferi.

La macchia rappresenta un potenziale stadio di evoluzione verso la formazione forestale della lecceta, la più tipica delle foreste mediterranee.


Pascolo

Il pascolo è una forma di agricoltura estensiva , in genere consistente in una distesa erbosa generalmente utilizzata nella pastorizia per il nutrimento di animali erbivori, come ovini, caprini, bovini ed equini, spesso riuniti in mandrie e greggi. Il termine in generale può riferirsi anche all’attività di pascolo in sé, da parte degli animali includendo in questi anche gli animali selvatici erbivori (cervi, caprioli, daini, camosci, stambecchi ecc…) durante i rispettivi momenti di alimentazione nel loro habitat naturale.  Le specie vegetali maggiormente presenti nei pascoli sono poacee e fabacee.

Zone di pascolo si trovano frequentemente in montagna (altopiani, valli, radure o al di sopra del limite della vegetazione arborea (pascolo d’alta quota o alpeggio), ma possono trovarsi anche in collina e pianura in zone non coltivate sgombre di vegetazione. 

Spesso in passato le aree boscose sono state soggette a diboscamento da parte dell’uomo, oltre che per approvvigionamento di legname, proprio per far posto allo sfruttamento dell’ambiente a pascolo. Le zone di pascolo sono spesso segnate da sentieri, mulattiere e tratturi, spesso create proprio dal transito degli animali.


Sterpaglia

Per sterpaglia si intende un terreno ricoperto da ammassi e grovigli di sterpi, ovvero rami di piante spinose e rinsecchite. 


Alberature

Foto di Vincenzo Galasso

Per alberature si intende quei terreni con piantagioni di alberi da frutto, oppure complesso di piante arboree ornamentali o spontanee. 

 


Colture agrarie

Foto di Vincenzo Galasso

L’agricoltura  è l’attività umana che consiste nella coltivazione di specie vegetali. Lo scopo basilare dell’agricoltura è ottenere prodotti dalle piante, da utilizzare soprattutto a scopo alimentare. In economia, l’agricoltura rientra nel settore primario.

Tradizionalmente è popolarmente riferita alla produzione di risorse vegetali a fini alimentari sia direttamente sia indirettamente tramite produzione animale nell’allevamento. A fini scientifici e giuridici, comunque, entrambe le materie sono comunemente riunite nella più vasta accezione di agricoltura, che abbraccia la coltivazione delle piante (arboree, erbacee), l’allevamento degli animali e lo sfruttamento delle foreste.

Principali colture:

Coltura foraggera, o semplicemente foraggera, è una specie (o consociazione di specie) il cui prodotto principale è idoneo e viene utilizzato nell’alimentazione del bestiame.

La cerealicoltura è un’attività agricola adatta alla coltura dei cereali come frumento, farro, granturco, segale, riso, orzo, mais, avena. Si svolge prevalentemente in terreni con scarsità di acqua da irrigazione, oppure viene usata per far riposare e riarricchire il terreno di sostanze produttive in seguito a diverse colture precedenti (come insalata, finocchio) che impoveriscono il terreno.

La risicoltura è la coltivazione del riso, la principale risorsa alimentare di base dell’umanità, specialmente in Asia, seguita da grano e mais, ed è presente in ogni continente (ad eccezione dell’Antartide) e nelle più diverse zone climatiche del pianeta. Più di tre miliardi di persone si alimentano quotidianamente con questo cereale, e per numero di addetti la sua coltivazione rappresenta la maggiore attività economica mondiale. La produzione mondiale di riso si è attestata negli anni ’10 del XXI secolo oltre i 600 milioni di tonnellate, mentre la superficie coltivata supera i 150 milioni di ettari.


Incolti/stoppie

  • Per incolto si intende un luogo o terreno non coltivato oppure selvatico, ovvero con piante lasciate crescere senza alcuna cura.
  • Per stoppie si intende un terreno con residui di una coltura erbacea (frumento o altro cereale) rimasti sul campo dopo il taglio o la mietitura.

 

Altro

Foto di Vincenzo Galasso

In tema di interventi AIB (antincendio boschivo, ndr) rientrano nella categoria “altro” tutti quegli incendi che interessano superfici non boschive, ovvero non vegetative